(estratto da: AFFORI Mille anni di storia di Luigi Ripamonti - Edizione speciale de LA BUONA PAROLA)
Le strade della vecchia Affori
La prima bozza del borgo afforese aveva come sue più antiche vie di comunicazione:
la "Stretta del Malcantone" - cosiddetta perché in antico vi si consumò un tragico fatto di sangue -
con la relative piazzetta (ora via Osculati),
la Piazza Comunale (attuale ingresso da viale Affori alla Villa Litta),
il "magnifico viale" costruito nel 1814 dal Conte Triulzi (ora viale Affori),
la via Novasca (via Ippocrate),
la Contrada al viale d'Adda (via Taccioli),
la via all'Osteria Nuova (via Faccio/Novaro),
la Contrada della Parrocchiale da monte (via Cialdini sino al sagrato della vecchia chiesa),
la Contrada alla Parrocchiale da mezzodì (dal sagrato della vecchia chiesa a via Moneta),
la Strada per Dergano (via Cialdini da via Moneta a Dergano).
Le strade della vecchia Affori
La prima bozza del borgo afforese aveva come sue più antiche vie di comunicazione:
la "Stretta del Malcantone" - cosiddetta perché in antico vi si consumò un tragico fatto di sangue -
con la relative piazzetta (ora via Osculati),
la Piazza Comunale (attuale ingresso da viale Affori alla Villa Litta),
il "magnifico viale" costruito nel 1814 dal Conte Triulzi (ora viale Affori),
la via Novasca (via Ippocrate),
la Contrada al viale d'Adda (via Taccioli),
la via all'Osteria Nuova (via Faccio/Novaro),
la Contrada della Parrocchiale da monte (via Cialdini sino al sagrato della vecchia chiesa),
la Contrada alla Parrocchiale da mezzodì (dal sagrato della vecchia chiesa a via Moneta),
la Strada per Dergano (via Cialdini da via Moneta a Dergano).
La configurazione del borgo di Affori non mutò di molto sino al 1870, allorché vennero tracciate nuove vie,
ampliate quelle esistenti ed alcuni sentieri divennero vere e proprie strade.
Segue un elenco di vie con i vari nomi che hanno avuto:
ampliate quelle esistenti ed alcuni sentieri divennero vere e proprie strade.
Segue un elenco di vie con i vari nomi che hanno avuto:
Viale Belgioioso-Triulzi, viale Principe Umberto, via Vittorio Emanuele II, via Libertà, ora viale Affori;
Strada Comunale Postale Comasina, via Montebello, ora via Astesani;
- Via al Viale Grande, via Taccioli, via Fratelli Bandiera, ora via Giuseppe Taccioli (la via dei Sucuruni);
- Via Fratelli Bandiera portava alla Stazione della Ferrovia e si biforcava in: via Novasca, via per Novate, ora via Ippocrate e via alla Cassina dei Prati, via I Maggio, ora via Assietta;
- Via all'Osteria Nuova, via alla Ferrovia, ora via Michele Novaro;
- Via Fratelli Bandiera portava alla Stazione della Ferrovia e si biforcava in: via Novasca, via per Novate, ora via Ippocrate e via alla Cassina dei Prati, via I Maggio, ora via Assietta;
- Via all'Osteria Nuova, via alla Ferrovia, ora via Michele Novaro;
- Via Roma, ora via Pellegrino Rossi
La via Montebello (ora Astesani) aveva come trasversali a sinistra verso Milano:
- Via Victor Hugo, ora via G. Sand;
- Stradella Visconti di Modrone, via G. Giusti, ora via B. Sestini;
Alla sua destra:
La via Montebello (ora Astesani) aveva come trasversali a sinistra verso Milano:
- Via Victor Hugo, ora via G. Sand;
- Stradella Visconti di Modrone, via G. Giusti, ora via B. Sestini;
Alla sua destra:
Alla sua destra:
- Via Giuseppe Molteni (pittore afforese);
Dalla "Pianta" procedendo in direzione Milano, la via Montebello proseguiva come via Roma, dalla quale si dipartivano a sinistra:
- Via Felice Cavallotti, ora via Bellerio;
- Via per Niguarda, ora via Brusuglio;
E a destra:
- Strada della Ferrarezza, via Solferino, ora via Zanoli;
- Via Giuseppe Molteni (pittore afforese);
Dalla "Pianta" procedendo in direzione Milano, la via Montebello proseguiva come via Roma, dalla quale si dipartivano a sinistra:
- Via Felice Cavallotti, ora via Bellerio;
- Via per Niguarda, ora via Brusuglio;
E a destra:
- Strada della Ferrarezza, via Solferino, ora via Zanoli;
A queste si aggiungono altre vecchie strade:
- Via Carducci, ora via Bembo;
- Via Ariosto, ora via Regaldi;
- Via Cavour, ora via Ernesto Teodoro;
- Via Unione, ex strada del Malcantone, ora via Gaetano Osculati;
- Via Garibaldi, ora via Gen. E. Cialdini da viale Affori alla piazzetta;
- Via Cialdini, dalla piazzetta sino a Dergano;
- Strada per S. Mamete, ora via Moneta;
- Strada Comunale Comasinella, ora via G.Pasta;
- Strada alla Cassinetta Manzoni, ora via Pedroni;
- Via Carducci, ora via Bembo;
- Via Ariosto, ora via Regaldi;
- Via Cavour, ora via Ernesto Teodoro;
- Via Unione, ex strada del Malcantone, ora via Gaetano Osculati;
- Via Garibaldi, ora via Gen. E. Cialdini da viale Affori alla piazzetta;
- Via Cialdini, dalla piazzetta sino a Dergano;
- Strada per S. Mamete, ora via Moneta;
- Strada Comunale Comasinella, ora via G.Pasta;
- Strada alla Cassinetta Manzoni, ora via Pedroni;
Affori da Comune a rione metropolitano
La Mediolanum romana, medioevale, rinascimentale e moderna ha avuto, lungo i secoli, grazie alla propria forma circolare, uno sviluppo "ad anelli". A mano a mano che Milano si espandeva, includeva sempre
più i nuovi sobborghi sorti in ordine sparso nelle sue vicinanze, compreso Affori.
Vediamo in breve come si è svolta questa aggregazione.
Inizialmente il territorio attorno a Milano era diviso in 6 fagge, in corrispondenza di ciascuna delle sei porte di
ingresso alla città. Ognuna di esse aveva i propri Consoli. Furono Giovanni e Luchino Visconti (1339-1349) ad estendere a tutto il Contado questo sistema divisorio, dettando un apposito Regolamento, e facendo nascere così una cerchia attorno alla città detta "la cerchia dei Corpi Santi".
Il suo nome deriva dall'usanza dei primi cristiani di seppellire i defunti (spesso martiri) fuori dalle mura, in quanto nelle chiese di città venivano seppelliti solamente i cittadini ("cives"), venendosi così a creare uno
spazio destinato al "cimitero".
Il 21 luglio 1781 l'Imperatore Giuseppe II, figlio dell'Imperatrice Maria Teresa d'Austria, emancipò la campagna dalla giurisdizione civica costituendo un solo Comune Forese (da Foras, fuori dalle mura). Fu questa l'origine storica del "Comune dei Corpi Santi".
Tuttavia la formazione di un comune che attanagliava tutt'attorno le mura spagnole, creava non pochi problemi per il future urbanistico di Milano.
Così nel 1807 la città aggregò ben 35 Comuni stabilendo con due Decreti Vicereali i suoi nuovi confini. Tra di essi erano compresi: I Corpi Santi, Affori, Dergano e Derganino, Niguarda, Bicocca e
Bicocchina, Precotto con Strugherolo, Trenno ed Uniti...
Caduto il Regno Italico, nel 1816 con Francesco I Imperatore d'Austria i 35 comuni aggregati ritornarono autonomi e fu costituito comune il territorio dei Corpi Santi. Nel 1859, con la continua espansione di Milano verso la periferia, si ripresentò il problema dell'aggregazione, al quale i comuni rinunciarono per non partecipare al frenetico sviluppo edilizio della città, aggregando a Milano solamente la
parte urbana dei Corpi Santi ma escludendo il resto dei comuni rurali.
Tuttavia, la popolazione rurale usufruiva anch'essa dei servizi della città, come le scuole, senza per questo pagare nulla.
Solo nel 1870 il Consiglio Provinciale e il Ministero dell'Interno decretarono che a partire
dal 1 settembre 1873 il Comune dei Corpi Santi venga unito a Milano (e con esso 63000 abitanti).
Da allora i comuni limitrofi vedendo le migliori condizioni di vita degli abitanti cittadini sollecitarono l'aggregazione dei loro comuni al comune di Milano, il quale inviò a Roma una relazione in merito.
Con la legge 3 dicembre 1922, Vittorio Emanuele decreta l'unione nell'unico comune di Milano di Affori, Baggio, Chiaravalle Milanese, Crescenzago, Gorla-Precotto, Greco Milanese, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno e Vigentino.
La Mediolanum romana, medioevale, rinascimentale e moderna ha avuto, lungo i secoli, grazie alla propria forma circolare, uno sviluppo "ad anelli". A mano a mano che Milano si espandeva, includeva sempre
più i nuovi sobborghi sorti in ordine sparso nelle sue vicinanze, compreso Affori.
Vediamo in breve come si è svolta questa aggregazione.
Inizialmente il territorio attorno a Milano era diviso in 6 fagge, in corrispondenza di ciascuna delle sei porte di
ingresso alla città. Ognuna di esse aveva i propri Consoli. Furono Giovanni e Luchino Visconti (1339-1349) ad estendere a tutto il Contado questo sistema divisorio, dettando un apposito Regolamento, e facendo nascere così una cerchia attorno alla città detta "la cerchia dei Corpi Santi".
Il suo nome deriva dall'usanza dei primi cristiani di seppellire i defunti (spesso martiri) fuori dalle mura, in quanto nelle chiese di città venivano seppelliti solamente i cittadini ("cives"), venendosi così a creare uno
spazio destinato al "cimitero".
Il 21 luglio 1781 l'Imperatore Giuseppe II, figlio dell'Imperatrice Maria Teresa d'Austria, emancipò la campagna dalla giurisdizione civica costituendo un solo Comune Forese (da Foras, fuori dalle mura). Fu questa l'origine storica del "Comune dei Corpi Santi".
Tuttavia la formazione di un comune che attanagliava tutt'attorno le mura spagnole, creava non pochi problemi per il future urbanistico di Milano.
Così nel 1807 la città aggregò ben 35 Comuni stabilendo con due Decreti Vicereali i suoi nuovi confini. Tra di essi erano compresi: I Corpi Santi, Affori, Dergano e Derganino, Niguarda, Bicocca e
Bicocchina, Precotto con Strugherolo, Trenno ed Uniti...
Caduto il Regno Italico, nel 1816 con Francesco I Imperatore d'Austria i 35 comuni aggregati ritornarono autonomi e fu costituito comune il territorio dei Corpi Santi. Nel 1859, con la continua espansione di Milano verso la periferia, si ripresentò il problema dell'aggregazione, al quale i comuni rinunciarono per non partecipare al frenetico sviluppo edilizio della città, aggregando a Milano solamente la
parte urbana dei Corpi Santi ma escludendo il resto dei comuni rurali.
Tuttavia, la popolazione rurale usufruiva anch'essa dei servizi della città, come le scuole, senza per questo pagare nulla.
Solo nel 1870 il Consiglio Provinciale e il Ministero dell'Interno decretarono che a partire
dal 1 settembre 1873 il Comune dei Corpi Santi venga unito a Milano (e con esso 63000 abitanti).
Da allora i comuni limitrofi vedendo le migliori condizioni di vita degli abitanti cittadini sollecitarono l'aggregazione dei loro comuni al comune di Milano, il quale inviò a Roma una relazione in merito.
Con la legge 3 dicembre 1922, Vittorio Emanuele decreta l'unione nell'unico comune di Milano di Affori, Baggio, Chiaravalle Milanese, Crescenzago, Gorla-Precotto, Greco Milanese, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno e Vigentino.
Aspetti economico-industriali di Affori del primo '900
Agli inizi del '900 il 90% del territorio di Affori era occupato da prati, pascoli e terreni seminati assumendo l'aspetto di una "corte colonica". Dopo il periodo post-bellico, intorno agli anni '20, si insediarono importanti stabilimenti industriali a ritmo sostenuto.
Già nel 1911 il 29% della popolazione di Affori era addetta all'industria, percentuale di gran lunga superiore ai comuni limitrofi. Anche riguardo al numero di imprese operanti sul territorio, la superiorità spetta ad Affori.
L'attività prevalente riguarda il settore tessile (già fiorente nel '700 con le filande per la lavorazione della lana e della seta). Oltre ad esse esistevano industrie di fonderie, macchine per lavanderia, fabbricazione pellicole cinematografiche, prodotti farmaceutici e chimici. Fino a qualche decennio addietro vi erano complessi industriali quali la Sezione Rotocalchi del Corriere della Sera, la Schleiffer (poi Oerlikon Italiana), il Romanenghi, la Catene Regina, la SIRBRILL, la Cucirini Tre Stelle, la Mazzola, un distaccamento della Lever-Gibbs, il Sugherificio De Francisci, l'Aromatici R. Subinaghi, la distilleria Vittone (famoso Fernet Vittone), la Giuseppe Oppi (vetrofanie), la Fonderia Artistica Paolo Scanziani, alcune fabbriche di biciclette e la fabbrica di velocipedi, motocicli e ruote per aeroplani Giovanni Galimberti, presso la quale lavorò Carlo Maserati come apprendista... e molte altre piccole e medie officine meccaniche o artigianali e alcuni importanti sedi di corrieri dI autostrasporto.
Oggi, causa la deindustrializzazione, tutte queste aziende hanno lasciato il territorio di Affori.
Oggi la popolazione attiva afforese, operante in gran parte nel settore terziario, gravita verso la città o verso la parte più esterna dell'hinterland urbano.
Agli inizi del '900 il 90% del territorio di Affori era occupato da prati, pascoli e terreni seminati assumendo l'aspetto di una "corte colonica". Dopo il periodo post-bellico, intorno agli anni '20, si insediarono importanti stabilimenti industriali a ritmo sostenuto.
Già nel 1911 il 29% della popolazione di Affori era addetta all'industria, percentuale di gran lunga superiore ai comuni limitrofi. Anche riguardo al numero di imprese operanti sul territorio, la superiorità spetta ad Affori.
L'attività prevalente riguarda il settore tessile (già fiorente nel '700 con le filande per la lavorazione della lana e della seta). Oltre ad esse esistevano industrie di fonderie, macchine per lavanderia, fabbricazione pellicole cinematografiche, prodotti farmaceutici e chimici. Fino a qualche decennio addietro vi erano complessi industriali quali la Sezione Rotocalchi del Corriere della Sera, la Schleiffer (poi Oerlikon Italiana), il Romanenghi, la Catene Regina, la SIRBRILL, la Cucirini Tre Stelle, la Mazzola, un distaccamento della Lever-Gibbs, il Sugherificio De Francisci, l'Aromatici R. Subinaghi, la distilleria Vittone (famoso Fernet Vittone), la Giuseppe Oppi (vetrofanie), la Fonderia Artistica Paolo Scanziani, alcune fabbriche di biciclette e la fabbrica di velocipedi, motocicli e ruote per aeroplani Giovanni Galimberti, presso la quale lavorò Carlo Maserati come apprendista... e molte altre piccole e medie officine meccaniche o artigianali e alcuni importanti sedi di corrieri dI autostrasporto.
Oggi, causa la deindustrializzazione, tutte queste aziende hanno lasciato il territorio di Affori.
Oggi la popolazione attiva afforese, operante in gran parte nel settore terziario, gravita verso la città o verso la parte più esterna dell'hinterland urbano.